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lunedì 25 maggio 2015

Film Review: Birdman or the Unexpected Virtue of Ignorance

Anche Fexxonji ci arriva. Tardi ma ci arriva.

Più penso a questo film e alle emozioni che ha innescato dentro me, più mi accorgo di quanto mi sia piaciuto, molto più di quello che pensassi a fine visione.
Birdman è una di quelle opere che ti prendono di forza, ti catapultano dentro al loro mondo e ti lasciano dentro finché  non finiscono. E in effetti così è stata la mia esperienza. Solo che appena è finito non sapevo fino a che punto mi fosse piaciuto. Non è stato uno di  quei film che fin da subito, anzi, addirittura in corso di visione, entrano nella mia lista dei preferiti di sempre. No. Però, come ho già detto, più ci ripenso e più mi piace. Tanto da farmi desiderare una seconda visione a breve.


Se provo a cercare di capire quali siano gli elementi che me lo hanno fatto apprezzare così tanto, mi si stagliano davanti agli occhi scene del film a go go.
Uno dei tanti motivi è la regia. Questa illusione di un infinito piano sequenza, che potrebbe durare all'infinito grazie al finale aperto, ha fatto sì che mi sentissi assolutamente parte della vicenda, come se fossi anche io lì, a seguire con lo sguardo e con poca distanza emotiva tutti i personaggi.
Poi c'è la componente della mise en abym, la componente META. Attori che stanno recitando e recitano, e improvvisano e si preparan, per uno spettacolo teatrale tratto da un'opera letteraria realmente pubblicata.
E ancora più META è il fatto che il protagonista sia un ex star di cinema blockbuster in cui dava vita ad un supereroe. Un supereroe che poi ha preso realmente vita all'interno della sua coscienza, che influenza ogni sua scelta di vita, che lo fa credere speciale.
E dove lo mettiamo Edward Norton? Perfetto per la parte dell'artista vero, che fa dell'arte la sua unica ragione di vita, poichè la vita vera non è all'altezza dell'arte,
come se fossero due cose che si escludono a vicenda (Thomas Mann sarebbe d'accordo col personaggio interpretato da Norton, sulla divisione tra Kunst e Leben).
Ed Emma Stone, con quell'aria strafottente di chi non ha più uno scopo preciso da seguire, di chi non è più stupito da nulla, che rimprovera al padre anni e anni di assenza e di smidollaggine, per poi finire nell'ultima scena finalmente sorpresa e, finalmente, orgogliosa e felice di vedere il padre trovare la propria strada (qualunque essa sia).

Birdman è un film sulla vita e sull'arte, e il modo in cui è stato realizzato ti fa sentire parte del mondo in cui è ambientato. C'è molta carne al fuoco, i temi trattati sono veramente tantissimi: il rapporto padre-figlia, l'influenza dei social media, il declino della carriera d'attore, vecchi matrimoni e nuove complicate relazioni, l'importanza dei super eroi nella società contemporanea, la presunta inutilità dei critici. E potrei continuare ancora. Ma è proprio questa abbondanza di spunti, questa componente post-moderna del film che lo rende una delle pellicole migliori degli ultimi anni.