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venerdì 23 maggio 2014

Book Review: Branchie

Salve popolo. Sono qui oggi, comodamente sdraiata sul divano, per recensire l'opera prima di Ammaniti, Branchie. Ho letto tuuuuutti i libri/racconti/articoli di Ammaniti e Branchie era l'unico che mi mancava. L'ho trovato al mercatino dell'usato a 50 cent e l'ho letto in due giorni, è breve e spassoso.

Per chi non lo sapesse, Ammaniti è un cazzone. Un vero e proprio scemo che ha una fantasia interminabile, tra il perverso e il cannibale. E' al contempo un grande scrittore nel senso tecnico del termine: sa fare a usare le parole e ci crea romanzi stupendi.

Branchie è il suo primo romanzo, liberamente ispirato alla sua mai finita tesi di laurea in Biologia. Molto liberamente ispirato. La storia in soldoni è questa: Marco Donati è un ragazzo romano malato di cancro ai polmoni che conduce una vita demmerda e sta spesso chiuso in un negozio di pesci, ormai chiuso da tempo, per tenerli in vita. Un giorno riceve una lettera da una signora di New Dehli che gli chiede se può andare in India a creare l'acquario più grande del mondo. Lui decide di andare, lasciando la tamarra madre e la tamarra fidanzata senza parole a Roma. Durante il viaggio in aereo viene drogato da strane persone chiamate "arancioni" ma riuscirà a fuggire e a trovare una allegra banda di suonatori con cui suonare insieme nelle fogne. A New Dehli dovrà affrontare il temibile chirurgo Subotnik che uccide un sacco di poveracci indiani per cambiare le parti malate o da rifare dei suoi clienti. Il finale non ve lo dico ma è assolutamente assurdo.

All'inizio Branchie sembra un romanzo normale. Non c'è niente di così particolare. Pian piano, però, le assurdità iniziano ad accumularsi fino a sfociare nello sci-fi di serie z. Indubbiamente si percepisce dalla lettura che quest'opera è ancora acerba, non di certo alla pari di quel capolavoro che è Come Dio Comanda. Ma è così divertente. Io mi immagino il giovane Ammaniti che mentre scriveva Branchie se la spassava allegramente inventando le più assurde situazioni e cercando di tirare fuori i suoi personaggi dai guai nei modi più improbabili.

Per esempio, ad un certo punto Marco Donati e i suoi compagni vengono catturati da una banda di sardi assunti da Subotnik. Il nostro improbabile eroe Marco, per sfuggire alle torture, decide di intonare un canto popolare sardo. Sarà proprio così che riuscirà a salvarsi la pelle e, per di più, a far passare i sardi dalla parte dei buoni. Quale mente sana potrebbe mai: 1) creare una banda di sardi cattivi in India, 2) scegliere come soluzione dei problemi un canto sardo? Nessuna. Solo Ammaniti può, perchè lui è fuori di testa quanto basta per pensarle tutte. Non credo lui si sia mai posto il problema: "Ma non sarà un po' troppo?". E' per questo che lo amo.

Branchie è un libro leggero, scritto molto bene, che mescola generi e citazioni ai limiti dell'assurdo. Pensate che ci hanno fatto pure un film, con la sceneggiatura scritta da Ammaniti stesso. E Marco Donati è interpretato da Gianluca Grignani. Ecco, mi sembra così trash che non posso non vederlo. Se mai troverete un link del film, datemelo please.

Viva quel cazzone di Ammaniti e viva Branchie.


8 commenti:

  1. letto un sacco di tempo fa. ne ho un ricordo vago ma positivo.
    il film con grignani invece ho sempre cercato di evitarlo... :)

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  2. Se accetti un consiglio, tieni buono il ricordo del romanzo (che all'epoca mi aveva divertito tantissimo) ed evita tranquillamente il film! :)

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  3. Ecco, di quel cazzone di Ammaniti non ho mai letto nulla, purtroppo...

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  4. Mi ha incuriosito la tua recensione! Neanche di Ammaniti non ho mai letto nulla, provvederò!

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    1. Vedrai che ti piacerà! E' ridicolo all'ennesima potenza ma anche molto serio e ben scritto! :)

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