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giovedì 9 dicembre 2010

Film Review

Bene. Questo post lo voglio dedicare a Darren Aronofsky, regista da me ammiratissimo e stimatissimo. Ho da poco concluso di vedere la sua filmografia intera (e sto aspettando come una dannata che esca qua in Deutschlandia Black Swan, il suo nuovo lavoro).

Non appena uscì The Wrestler nelle sale lo andai a vedere, senza neanche sapere chi fosse Aronofsky. E me ne innamorai subito. Mi era piaciuto tutto di quel film: Mickey Rourke e Evan Rachel Wood in primis, l'abuso della telecamera a spalla, la sceneggiatura, il finale che lascia in sospeso (fino ad un certo punto in realtà).
Ma lessi un sacco di recensioni negative su The Wrestler, soprattutto da parte dei fan più accaniti di Aronofsky, che lo "accusavano" di aver perso il suo stile e che questo lavoro era molto inferiore rispetto ai suoi film precedenti. Boh, mi dicevo. Chissà cos'avrà mai fatto sto tizio prima, se questo viene considerato il suo film meno bello, mi chiedevo.

Mesi e mesi dopo mi dico: oh bene, è arrivato il momento di guardarsi Requiem for a dream. E appena l'ho finito mi sono detta Ok, ora capisco perfettamente i fan poco entusiasti da The Wrestler. Cacchio, Requiem for a dream è un capolavoro. Un capolavoro registicamente parlando, un capolavoro della fotografia, un capolavoro interpretativo (Ellen Burstyn in primis) e, nel suo insieme, un forte pugno allo stomaco. Mi ricordo di averlo visto da sola una sera in casa e ne rimasi sconvolta. Ma ero sconvolta e affascinata allo stesso tempo, perchè dal punto di vista tecnico e narrativo mi era piaciuto subito da impazzire. Un montaggio frenetico che ti trasporta violentemente all'interno della storia, senza possibilità di uscirne in modo tranquillo. E' uno di quei film che ti entra direttamente sotto la pelle. E uno dei miei film preferiti in assoluto.

Poi, molto dopo la visione di Requiem, mi decido a guardare π Il teorema del delirio. Anche qui, amore a prima vista. Ma seriamente. Una sceneggiatura che ho adorato da subito. Perchè è una storia sulla solitudine di un uomo, ossessionato dalla sua passione, la matematica. E per questo cerca disperatamente di trovare uno schema che gli permetta di prevedere le quotazioni in borsa. Dal punto di vista tecnico, una regia veramente perfetta (anche qui con l'abuso della telecamera a spalla e il solito montaggio frenetico) e una fotografia che lascia a bocca aperta (oltre al bianco-nero, contrasto altissimo e sovraesposizione). E la colonna sonora di Clint Mansell che ci trasporta nel delirio del protagonista. E pensare che questo è il lungometraggio d'esordio di Aronofsky, tanto di cappello. C'è anche da dire che l'interpretazione di Sean Gullette è veramente da paura, viene da chiedersi se è così anche nella vita reale!

L'altro giorno ho finalmente guardato anche il criticatissimo The Fountain - L'albero della vita. Allora, diciamo subito che non è di certo uno dei film migliori che io abbia visto. Però cerchiamo di spiegare il perchè. Perchè è facile dire che un film è brutto, ma bisogna pure spiegare il motivo. La storia in sè è molto interessante e, sicuramente, molto romantica. Ci sono tre storie parallele:
- La storia ambientata nel presente: un medico (Hugh Jackman) sta sperimentando varie cure per sconfiggere il tumore al cervello, di cui sua moglie (Rachel Weisz) è malata. La moglie sta scrivendo un romanzo storico su un conquistador incaricato dalla regina Isabella di Spagna di trovare l'Albero della Vita in Centro America, per prenderne la linfa e diventare immortali. Il dottore troverà la cura (grazie allo stesso albero della storia precedente) ma non abbastanza in tempo per salvare sua moglie.
- La storia ambientata nel passato: è quella del libro che sta scrivendo la moglie, in cui il conquistador (Hugh Jackman) va in America per trovare l'Albero della Vita e vivere per sempre insieme alla regina Isabella (Rachel Weisz).
- La storia ambientata nel futuro: c'è questo monaco (Hugh Jackman) che sta sempre sotto quest'albero fluttuante e ci parla e lo cura. E ogni tanto fa comparsa la moglie morta (Rachel Weisz).

Il problema non si poneva se c'era solo la storia ambientata nel presente con qualche intermezzo della storia raccontata nel libro che la moglie stava scrivendo. Il problema è che la storia non vuole essere così semplice, ovviamente direi.
E' tutto molto più complicato. Perchè c'è di mezzo appunto questo benedetto Albero, ma c'è di mezzo anche Xibalba, una galassia morente nonchè regno dei morti e tutte delle altre credenze Maya. Allora, la cosa ci poteva anche stare. Ma il montaggio doveva essere funzionale alla spiegazione della intricatissima storia.

Quello che la mia piccola testa ha capito è che: il dott. Hugh Jackman e la moglie Weisz sono sposati e si amano ma lei è malata di tumore al cervello e sta per morire. Però il dottore sta sperimentando varie cure per cercare di sconfiggere il tumore. Intanto la moglie sta scrivendo un libro su una storia d'amore fra un Conquistador del Seicento e la regina Isabella di Spagna, e il prode cavaliere farà di tutto per trovare questo Albero della Vita grazie al quale lui e la bella regina potranno vivere per sempre insieme. Poi, proprio quando il dottore trova la cura al tumore, (grazie all'estratto dello stesso Albero della Vita) la moglie muore. Dopo la morte della moglie il dottore cerca di mettere a punto e concludere la sua cura in modo da farla diventare completa ed effettiva. [Salto temporale senza spiegazione] Siamo nel futuro, il dottore è diventato immortale (e pelato) grazie alla sua cura e ora abita sotto questo Albero della Vita aspettando che la galassia Xibalba esploda e ogni tanto ha la qualche visione della moglie defunta. Bene. Io il finale non l'ho mica capito però, qualcuno me lo deve spiegare. Cioè, tutto esplode e finisce così? Quindi alla fine la ricerca dell'immortalità è fallita miseramente? Non lo so.
La nota sicuramente positivissima del film è la fotografia (e anche la scenografia). Davvero suggestiva e incantevole.

Vabbè, chiudo questa mega parentesi su The Fountain. E chiudo anche il discorso su Aronofsky. Dicendo che è uno dei miei registi preferiti perchè è capace di sfornare film che hanno il potere di entrarti dentro, nel profondo dell'anima e di lasciarti un segno. E mica è facile, eh. Bravo Darren, io ti adoro anche se non ho capito The Fountain. Ti amo lo stesso, tranquillo. E se la Weisz non ti vuole più come marito, ti prendo io.

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